“Molti di quegli uomini erano Lama. Si riconoscevano dal capo rasato. Non avevano altri segni della loro condizione sacerdotale. Vi sono tanti lama in Mongolia, che formano la maggioranza della popolazione maschile. Se un padre ha cinque figli ne destina tre ad essere dei Lama. Vi sono Lama pastori, carovanieri, mercanti di cavalli: bisogna bene che i monaci facciano i mestieri del popolo quando diventano un popolo. La Mongolia è un immenso convento. Un popolo di guerrieri è diventato un popolo di filosofi “.
(Da Pechino a Parigi – 96 illustrazioni fotografiche -reimpressione de La metà del mondo vista da un’automobile. – Luigi Barzini).


Quando son arrivato io in Mongolia, di guerrieri non ve ne erano più da tempo. I filosofi invece abbondavano. Posso affermare che tutti erano filosofi, o meglio tutti erano immersi in uno stato di pensiero fluttuante e nubiforme che li trasformava in filosofi naturali, inconsapevoli, quindi potentissimi. In Mongolia troverete una tipologia di filosofo assai rara in Occidente: il filosofo silente. In Mongolia i filosofi sono Maestri che non insegnano ma indicano. Non hanno studiato all’università i filosofi della steppa, come Platone e Socrate non sono laureati in Filosofia. Loro la praticano, mai ne discutono. I filosofi mongoli sanno usare le mani oltre che il pensiero. Saldano, scolpiscono, ascoltano gli altri e osservano senza commentare, senza giudicare. Essi praticano la Filoxenia esattamente come avrebbe fatto Aristotele.

Stanno quasi sempre seduti a lato della porticina della ger su minuscoli sgabelli gialli. Fumano e guardano l’orizzonte per vedere arrivare i nipoti al galoppo senza sella e senza scarpe. I figli li consultano quando devono prendere decisioni gravi. Loro, i filosofi mongoli, vanno a cavallo fino al giorno prima di morire e poi muoiono sereni, senza fronzoli come han vissuto. Lasciano il ricordo. Vengono ricordati come se fossero montagne e il vento ne porterà di nuovi.
Spero che la plastica mentale globale e i social media senza vento e senza orizzonte non riescano mai a raggiungerli e ad avvelenarli.