Partendo da Vladivostok, son costretto a lasciare il treno e il suo ritmo tranquillo e tranquillizzante per un volo decisamente di altro registro.
Dovete sapere che a Pyongyang atterra solo la Air Koryo. Nemmeno gli “ amici“ e vicini di casa cinesi possono arrivare con i loro Boeing. Anche la Air Koryo ha i Boeing; peccato che siano i modelli degli anni ‘70 !


Salito a bordo mi parve di esser salito su un bus della Setra, sotto marchio della Mercedes, con cui andavo alle Medie in gita a Pisa. Uguali i sedili con stoffe e colori quasi psichedelici tanto di moda ai tempi di “Jesus Christ Superstar “. E le cappelliere ?
Aperte, si aperte come quelle delle Littorine di cui avranno memoria solo i più vetusti. Ora non vorrei che qualcuno pensasse che sono un viaggiatore schizzinoso. A costoro posso solo dire che ho volato sulla tratta Dalanzadgad – Ulaanbaatar su biplano ad elica russo in compagnia di un furetto. Chi può dirsi al mio livello?


Un miliardo di miglia credo abbia avuto il reattore che certamente avrà avuto come passeggeri illustri Karim Abdul Jabbar quando aveva i capelli ed Elvis quando era magro.
Atterraggio ai Piombi di Venezia. Non riuscivo a decidere se stavano recitando o erano seri. Erano seri. Spettacolare! Atmosfera da Guerra Fredda che neanche nel film “Il ponte delle spie“.
Solo per l’accoglienza merita andare in Nord Korea. Non solo per l’accoglienza, mi accorsi in seguito. È proprio vero il detto di Tuci : “… chi non va non vede “.

Andate a vedere con i vostri occhi e … vi accorgerete che sì, molte delle cose che ci raccontano son vere, ma ce ne sono altrettante che non ci dicono.
Chissà perché? Ora, è chiaro che non ci andrei a vivere, ma ci tornerei, un giorno, volentieri.

Ho visto missili fatti con i fiori, non son riuscito a farmi vendere frittelle locali, ho viaggiato in una metropolitana che dà l’impressione di aver due sole fermate. Ho dormito in una casa che aveva 800 anni i cui legni profumavano di rosa, non son riuscito a non mangiare le loro “alghe secche“. Ho ascoltato un tenore di 8 anni cantare in perfetto italiano.


Son stato nel bunker che custodisce nelle viscere della montagna i tesori regalati dai leader mondiali al loro leader: la grotta di Aladino.
Due cose mi si sono stampate nella memoria: 2 colt d’oro, regalo di Gheddafi e … un servizio da caffè di due tazzine e cucchiaini regalato da un tizio di Montaldo Mondovì di cui sarei estasiato conoscere la storia.


Basta, non posso stare in eterno in Nord Korea. Racconto un’ultima cosa, quella che mi porto cucita nell’anima.
Dunque, dopo alcuni giorni di vegetali essiccati dal colore e gusto all’alga decido di saltare il pranzo. Mi appoggio rilassato ed indolente ad un cancello fumando una sigaretta Marlboro con sul naso i miei Ray Ban verdi. Osservavo un poco distratto la gente passare davanti al cancello. Ad un tratto, alla mia sinistra, da una porticina minuscola iniziano ad uscire dei bambini. Avranno non più di sette anni. Hanno una divisa: pantaloni blu scuro, camicia bianca con maniche arrotolate con disciplina e un magnifico fazzoletto rosso con un grosso nodo sul petto. In mano tutti hanno un quaderno di carta di riso con copertina marrone e una microscopica sediolina in legno. Da pochi divengono tanti e sfollano proprio davanti al mio cancello, alla mia sigaretta e ai miei occhiali.

Mi guardano tutti e si danno di gomito tra loro, mi sorridono meravigliati dalla visione ravvicinata con un gorilla “ American “. In Nord Korea chi è provvisto di naso e non ha capelli fini, lisci e nero inchiostro è American.
Esce anche il maestro dalla porticina. Alto, magro, sui trent’anni. Li vede, mi vede.
Lancia un ordine nell’aria che sembra il fischio di una pietra scagliata da una fionda etiope. Improvvisamente tutti i pulcini con il fazzoletto rosso iniziano a cantare e a marciare. Sfilano davanti a me, all’americano. Mi guardano fieri, mi stanno dicendo che non temono la mia sigaretta e nemmeno i miei Ray Ban. Magnifici.

Magnifico. Basta, io voglio scrivere della Mongolia, non divagare. Basta, andate in Nord Korea e fatemi sapere, prima che comincino a pensare che gli italiani son tutti come il senatore Razzi.
