“ … pare incredibile la quantità di sabbia che i venti della Mongolia trascinano dal deserto sulle campagne cinesi vicine alla frontiera. La sabbia si accumula dal nord sopra a ogni roccia, sopra ogni ostacolo, come fa la neve spinta dalle tormente. A ridosso delle mura di Hsin-wa-fu ve n’è andata tanto che ha finito quasi col seppellirle. Di esse emerge la merlatura. “.
(Barzini L., Da Pechino a Parigi – 96 illustrazioni fotografiche –reimpressione de La metà del mondo vista da un’automobile).

La sabbia del Gobi fa quello che le dice il vento. È lui il padrone assoluto. È il vento della Mongolia che decide che il tempo della primavera sta per giungere ed è ora per la sabbia di mettersi in viaggio verso sud. La sabbia che il vento della Mongolia sputa verso la Cina è impalpabile e entra dove vuole, anche dentro ai fanali dei Toyota.
Pare che Kubilaj avesse scelto il luogo su cui costruire Kanbalik perché in aprile vi arrivava la sabbia della sua Mongolia. Pare invece che i Mandarini della Città Proibita non amassero per nulla la sabbia della Mongolia e avessero voluto che le porte e le finestre della dimora che ospitava le concubine ripudiate fossero rivolte a nord in modo che il vento, carico di sabbia, con una carezza seccasse loro la pelle di candida ceramica.
