“ … eravamo pronti a superare l’ultimo lembo della Mongolia. Avvertimmo quella brava gente ( i mongoli che li avevano aiutati a uscire dal pantano ), dell’arrivo di altri carri come il nostro, e partimmo. In quel momento tra la brava gente si accese una disputa dall’apparenza feroce, causata dalla divisione del denaro guadagnato. Si sarebbe detto che stessero per metter mano ai coltelli, se non si sapesse che i mongoli rifuggono con orrore dal versare il sangue; la loro religione lo vieta, ed essi ubbidiscono alla lettera.
Quando vogliono vendicarsi d’un nemico, lo strangolano.Ad una quarantina di chilometri dell’Iro, entrammo nell’ombra di maestose pinete. Fu un passaggio repentino dalla terra riarsa e nuda al bosco. In pochi minuti ci sentimmo infinitamente allontanati dall’impero cinese, del quale pure calpestavamo ancora il suolo.

A mezza costa ci apparve Kiakhta. Era a due chilometri da noi, affondata in una valle per proteggersi dai venti. Perciò non la avevamo vista prima. Si nascondeva. Ne ricevemmo veramente l’impressione d’una grandiosità superba. La prima visione di quella cittadina siberiana aveva la potenza di un sogno di bellezza. Vedevamo dei campanili aguzzi, delle case bianche che avevano finestre, dei tetti con dei comignoli, degli opifici, delle alte ciminiere, tutte cose mirabili, quasi incredibili.

Quelle forme ci stupivano, perché ci erano familiari. Pareva che l’Europa ci fosse venuta ad incontrare fino alla Mongolia.
Un minuto dopo uscivamo dall’Impero Celeste.Vicino al pilastro della frontiera era piantato sull’attenti il primo gorodovoi (intendente di polizia ), in tunica bianca, col berretto a piatto, la sciabola appesa alla tracolla, il petto armato di brandeburghi rossi. Alzò la mano, ordinando : “ Stoi ! “ – fermatevi.

Salutò rigidamente, appoggiando due dita alla visiera e battendo i calcagni, e salì sull’automobile. In piedi sopra al montatoio indicò la direzione da prendersi e comandò : “Avanti ! “.
L’automobile si mosse, ubbidiente come una recluta.
Entravamo nell’Impero Russo“.
Luigi Barzini: Da Pechino a Parigi – 96 illustrazioni fotografiche –reimpressione de La metà del mondo vista da un’automobile.
Gran bel modo per uscire dalla magnifica Mongolia e entrare nella spettacolare Russia d’Oriente, non c’è che dire !
Oggi lo si può fare in treno con la Transmongolica, cogliendo sfumature in itinere come le isbe in legno delle famiglie dei ferrovieri nel villaggio di Bayangol e la fabbrica chimica del 1959 a Batsumber. Sono fantasmi .
Se invece volate direttamente a Irkutsk niente fantasmi del tempo perduto a disposizione, sorry.
Anzi: izvinite, meglio.
