Va detto che le cose sono negli ultimi 10 anni cambiate radicalmente.  Il soldi derivanti dalle miniere di carbone del sud, al confine cinese, hanno arricchito notevolmente la Mongolia che si è dotata di una rete stradale impensabile nei primi anni 2000.  Borghese, Barzini e Guizzardi non si son fatti mancare nemmeno questa tipologia di fango, diciamo che possono considerarsi diplomati in fango mongolico. 
Ecco il loro racconto:

“Calcolavamo che il fiume Chara gol non fosse lontano.  Avanti a noi si levavano le prime vette degli Argal.  Ad un certo punto ci accorgemmo che la strada sembrava abbandonata  … che l’automobile affondava e si fermava di colpo.  Questa volta la macchina si era inclinata a destra.

Saltati a terra, constatammo un fenomeno che ci tolse tutto il coraggio.  Il suolo ondeggiava sotto i nostri passi.  Era come se camminassimo su una distesa di pezzi di sughero galleggianti nell’acqua.   La crosta cedeva senza rompersi, si abbassava alla pressione del piede, per rialzarsi appena il piede la lasciava.  Il terreno faceva l’effetto di una vasta distesa di caucciù.  Era evidente che sotto a quella debole superficie vi erano delle profondità liquide. Volemmo sondare il suolo, e ci immergemmo il manico della pala: il lungo bastone scivolò giù come in una guaina.

Ne provammo un senso di terrore.  Ci guardammo attorno.  Eravamo soli.  La pianura, silenziosa e calda, era deserta …“ 

Riusciranno a uscire utilizzando tre buoi e tremila bestemmie, non so se i Principi bestemmino.

Probabilmente quella volta si.


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