Ci sono anche i giocatori di dama cinese e scacchi.   

Sono invisibile. Nessuno si preoccupa di me. Un tizio che sta smontando un climatizzatore sul marciapiede di casa mi fa intravvedere una spina elettrica. È il mio uomo. Cortesemente gli chiedo se mi fa utilizzare la spina.

Mi squadra senza smettere di svitare, gli offro in cambio del servizio il pranzo nel ristorante popolare al di là del giardino degli atleti pensionati. 

Mi invita ad entrare. Un televisore dai colori stanchi e il volume esagerato mi accoglie. Arriva il resto della famiglia, comprendono il business e spariscono. Mi guardo un telefilm storico sulla guerra Cino – Giapponese dove sono i cinesi a vincere; sempre!  Fantascienza.

Parlando con le mani comunico allo smontatore di voler invitare tutta la sua famiglia a pranzo.

Andranno a comprare il cibo di fronte, mangeremo a casa. Malcontati, direi in 10.  Arrivano quattro sacchetti stracolmi contenenti almeno trenta piatti di plastica molle e semitrasparente, bacchette corte e di legno grezzo.

Alla vista delle bacchette mi rassereno, impossibile mangiare i mien (tipico spaghetto cinese chilometrico e sciolinatissimo, servito in ciotola di ceramica scivolosissima) con bacchette laccate da ricco o di plastica cafonal. Almeno per me.

Risucchi il numero giusto, rutti sincronizzati e qualche sputacchio verso il marciapiede,   Il cibo direi buono.  Spesa totale a mio carico circa 5 Euri, con cambio 1$ = circa 7 Yuan o Renminbi. Con la batteria carica rientro verso Zjijnchéng, la Città Purpurea.

Agli antipodi di Beijing, una altra volta, la batteria si scarica proprio di fronte al ciclopico e dorato Boutique Store di Dolce e Gabbana.  Una silfide altissima e dorata pure lei mi squadra: quasi sicuramente dalle scarpe deduce velocemente che sono italiano.

Quasi sicuramente dai miei jeans e t-shirt nera si accorge che son vestito da idraulico, esattamente come si vestono i suoi due boss.

Non ho chiesto nulla.  Vengo invitato a entrare. Mi caricano la batteria in tempi da formula uno. Ringrazio gentilmente e me ne vado. Ancora oggi mi è rimasto il dubbio che mi abbiano scambiato per quello più basso, non so se sia Dolce o Gabbana.


Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo