“Dopo ore di solitudine sorpassavamo qualche carovana di cammelli, condotta da mongoli vestiti di pellicce di capra dal lungo pelo e sormontati da cappelli ottagonali a tetto di pagoda, carovane che compivano l’ultimo viaggio dell’annata.

I cammelli mongoli non lavorano in estate; essi godono i benefici delle vacanze e della villeggiatura; nei mesi caldi sono condotti ai Pascoli nelle natie praterie, dove si riposano e mangiano per tutti i mesi dell’anno nei quali lavorano e digiunano.

Il riposo è loro necessario per farsi ricrescere le unghie, che sulle montagne si logorano talvolta fino alla carne, e le povere bestie ne muoiono. 

Non si può trasformare un animale da deserto in alpinista “.  
(Barzini L., Da Pechino a Parigi – 96 illustrazioni fotografiche –reimpressione de La metà del mondo vista da un’automobile).

È vero pure l’opposto ! 

Nel 2004 l’alpinista Messner a fine carriera, e che carriera, si trova ad affrontare l’attraversata del Gobi desert.

da mountainblog.it:
Una delle poche persone a tentare in solitaria il Gobi è stato Reinhold Messner, che ha completato il suo viaggio attraverso il deserto in poche settimane. E’ stato il primo uomo ad attraversarlo quasi interamente a piedi in direzione est-ovest. Il celebre alpinista-esploratore  in alcuni casi ha accettato l’ospitalità delle genti locali  o passaggi offerti da pastori, mercanti o cercatori d’oro e petrolio.  Messner: «Ho attraversato il Gobi da solo, a sessant’anni. Dopo cinque anni di Parlamento Europeo, avevo scelto di compiere un’ultima traversata orizzontale, una camminata a metà tra la vita e la morte, sul filo del rasoio. Oltretutto negli anni Ottanta non si poteva perché non rilasciavano i permessi. Ho attraversato il Gobi nella parte della Mongolia, per 2.000 km, con uno zaino, un gps ed una tanica speciale per l’acqua” – spiega il re degli Ottomila in un’intervista a mentelocale.it – In quella terra di sole pietre ho sentito per la prima volta nella mia vita il buio nell’anima, una rasoiata. L’unica compagnia erano le popolazioni di quel deserto, i mongoli. Mi hanno ospitato nelle iurte, le abitazioni tipiche che proteggono dal caldo micidiale ed isolano dal freddo. Non sapevano chi fossi, eppure mi hanno spalancato la porte di casa loro».  

Discorsi da bar, anzi da guanz, riportano che Messner abbia trovato duro nel Gobi.

A Messner ho sempre preferito Bonatti;  non l’alpinista, altrettanto maestoso, Bonatti esploratore mi ha fatto sognare dalle pagine di Epoca e se non son finito in banca probabilmente lo devo anche a lui!

Visto che siamo in tema alpinistico voglio citare anche Cesare Maestri, a lui ho rubato una frase, una frase che mi ripeto spesso e ripeto spesso ai giovani che lavorano con me.

Alla domanda “chi fosse il miglior alpinista di tutti i tempi“, Cesare rispose : “… quello che è diventato vecchio“.

Credo che questa massima straordinaria possa essere applicata non solo ai viaggi in verticale, anche a quelli in orizzontale come i deserti.

Messner, Bonatti e Maestri, tre professori da studiare anche da chi non sale sulle cime.

Mi accorgo che l’articolo mi è sfuggito di mano; si parlava di cammelli.

Anche se non si possono  considerare dei maestri, anche i cammelli hanno molte cose da insegnare: se li si sa osservare, per esempio, possono prevedere con il loro comportamento le tempeste, anche prima di un barometro Casio.

I cammellieri prima di partire li portano a bere e li fanno abbeverare in tre fasi, poi  battono con le nocche sulla pancia, sentono se il suono è “pieno”.  Esattamente come fanno i venditori di cocomeri in Romagna e altri luoghi ameni.

Altra caratteristica del cammello bactriano che mi affascina è la sua bruttezza assoluta quando si libera del manto di lana invernale a inizio estate,  sembrano straccioni con gli abiti a brandelli.  Cercano un palo della luce, di quelli vecchia scuola soviet, quelli costituiti da una parte in legno supportata da una di purissimo e rugosissimo cemento.

Si grattano via la lana, riducendosi di dimensioni e portando alla vista di chi passa da lì il colore della pelle, anche essa color grigio cemento.

Non soviet, ma mongolo.

Una ultima cosa mi viene in mente: le antiche carovane contavano anche 100 cammelli e quando entravano a Urga alla fine del viaggio, i poveri li assalivano letteralmente per procurarsi la lana per i propri abiti.

Ebbene, una ordinanza governativa era stata promulgata affinché i cammelli non venissero spelati.

Essa consentiva di tagliare dal pelo del collo una sola manciata di lana,  e questa poteva essere presa a ogni cammello della carovana senza che i cammellieri potessero impedirlo.

Soluzione assai pragmatica, direi che accontentava tutti: il cammelliere, il povero e il cammello. 


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