“ … ci pare di interrompere una quiete millenaria, d’essere i primi a gettare fuggendo un segnale di risveglio ad un gran sonno.
… sentiamo di rappresentate qualcosa di più di noi stessi: con noi è l’Europa che passa. Nella velocità si riassume tutto il significato della civiltà nostra. La grande brama della anima occidentale, la sua forza, il segreto vero di ogni suo progresso, è espresso in due parole: “più presto!”. La nostra vita è incalzata da questo desiderio violento, da questa incontentabilità dolorosa… Nell’immobilità cinese noi portiamo veramente l’essenza delle nostre febbri ”.
(Barzini L., Da Pechino a Parigi – 96 illustrazioni fotografiche –reimpressione de La metà del mondo vista da un’automobile).

Adesso, cento e più anni dopo, le parti si sono invertite. Adesso sono loro che corrono. Noi siamo fermi. Nemmeno dormiamo, stiamo fermi con lo sguardo perso verso un futuro che intuiamo non ci appartenga più. I primi anni quando atterravo a Beijing e prendevo il taxi per andare in centro al primo o al secondo ring, si viaggiava su Hyundai consunte oppure su Volkswagen modello Jetta.

La Jetta era il parente povero della nobile e invidiata Golf. Uguale per due terzi, in più aveva il baule posteriore. Migliaia di Jetta giallo e verdi, giallo e blu. Poi… un bel giorno di ottobre ho visto apparire le Audi A6 Limousine. Lunghe, lucide e nere. Assolutamente nere. Qualcosa era cambiato, l’incontentabilità dolorosa era giunta nel Celeste Impero.