“C’è qualcuno che accetti di andare, l’estate prossima, da Pechino a Parigi in Automobile?” (Le Matin – 18 marzo 1907)
…. “Magnifico!” ….. “Attuabile?” ……. Il dialogo è tra il direttore di allora del Corriere della Sera, Luigi Albertini e un corrispondente speciale: Barzini Senior.
Subito dopo, scorrendo gli annunci, si legge:
“Mi iscrivo alla vostra prova con una automobile, l‘Itala. Vi sarò riconoscente se vorrete farmi sapere al più presto ogni particolare…”. Firmato: Principe Scipione Borghese
Due aggettivi e una iscrizione asciutta come una ricevuta danno origine a un viaggio epico, il raid “Pechino-Parigi” e a una sfida storica, quella dell’automobile che diverrà protagonista assoluta del secolo “breve”.
A Parigi, negli uffici de Le Matin si erano tenute delle grandi adunanze per discutere della corsa.
Vi erano intervenuti, insieme a molti aderenti alla prova, dei viaggiatori, dei diplomatici che erano stati in Cina, degli studiosi che potevano dare minuti ragguagli su tutte le regioni del mondo senza averle mai viste.
Quest’ultima frase si incolla alla mia retina mentre sfoglio a caso la copia, quasi rara, edita da Mondadori nel 1970, del libro di Luigi Barzini: “Da Pechino a Parigi – 96 illustrazioni fotografiche – reimpressione de La metà del mondo vista da un’automobile “.
La giornata di inizio estate si era rivelata già dal mattino assai calda, le ombre e i legni antichi della elegante libreria antiquaria Gilibert, incastonata nella altrettanto elegante Galleria Subalpina, mi accolsero come se fossi un vecchio amico; correvo dietro a questo libro da almeno quindici anni. Certo, avrei preferito trovare la prima edizione, quella sì che è rara.
A poche decine di metri dalla Galleria Subalpina si erge Palazzo Carignano come la fortezza Bastiani di un altro grande del Corsera, il desertico ed arroccato Buzzati .
Qui aveva sede la Facoltà di Geologia più di quaranta anni fa, all’ultimo piano le aule circoscrivevano l’edificio in mattoni rossi come fossero sentinelle facendo la guardia alle poltrone di velluto, anche questo rosso, del sottostante polveroso Parlamento sabaudo.
A proposito di sentinelle: il monumento bronzeo che si trova sul retro di Palazzo Carignano e di fronte alla Biblioteca Nazionale, nella piazzetta dedicata a Carlo Alberto, è sorvegliato da quattro sentinelle vere, una di queste è un bersagliere.
Ma cosa c’entra un bersagliere con Barzini e il suo viaggio? E la fortezza dei Tartari di Buzzati con un palazzo nobiliare nel centro di Torino?
Sono punti di partenza.
Precisissimi GPS marcati non dal satellite, ma dal Karma, dal Destino.
Sfocati e nascosti quando li stai percorrendo, diventano nitidi ed evidenti quando ti volti a guardare dove sei passato a distanza di qualche anno.
Allora, e solo allora, ti accorgi che non potevi che passare da lì.
E quando gli anni si trasformano in lustri e i lustri si sedimentano uno sull’altro, allora e solo allora si sarà in grado di comprendere il disegno, leggere la mappa.
Il percorso dell’arco della vita, dimostratosi quasi sempre senza logica e senza meta certa, improvvisamente scioglie l’arcano e si mostra.
È allora che si diventa quasi vecchi.
È allora che si sente il bisogno di scrivere. Si scrive per ridondanza personale e per ricordare gli amici, soprattutto quelli che non ci sono più.
Si sente la necessità di scrivere, quando ci si accorge di essere diventati degli atlanti viventi.
Si va alla ricerca di quel tempo perduto di quando si era partiti e, soprattutto, si va alla ricerca delle sensazioni e dei timori che quasi mai si sono poi avverati, lasciando il posto ad altri neanche minimamente intuiti, previsti.
Si va alla ricerca di un tempo levigato e reso quasi amico, quasi dolce dallo scorrere mai stanco degli anni.
Chi decide di fare viaggi e vite di questo tipo non può che finire in un deserto o in mezzo ad un oceano. Infatti, tolta la polvere da una parte e l’umidità dall’altra, sono la stessa cosa.
In questa vita mi è toccato il deserto, e che deserto!
Un deserto molto superiore ai miei meriti, la qual cosa avvalora la tesi che, nella vita, il culo abbia una valenza decisamente importante, oppure, se proprio la vogliamo dire alla orientale, che “tutto è già scritto” .
Altrimenti con il solo uso della ragione sarebbe stato impossibile spiegare che, partendo da Palazzo Carignano, attraverso i bersaglieri e altri mille punti GPS surreali di cui taccio, si possa giungere al magnifico deserto del Gobi.
Attraversarlo cento volte, trascorrerci un terzo della propria vita.
Il deserto è maestro di miraggi, inganno all’occhio e alla ragione.
Se lo si frequenta molto, ci si accorge che del deserto si amano le asprezze, i divieti, le mancanze, i tranelli.
Attraverso questa via, poi, si scopre che la cosa migliore che possa capitarti in un deserto è perderti!
Probabilmente chi legge, a questo punto, starà pensando che ho preso troppo sole sulla testa nel deserto.
Potrebbe essere.
Dunque, prendere molte insolazioni e girare per il Gobi, il Taklimakan e altri luoghi ameni per più di vent’anni potrebbe essere il leitmotiv di questo mio scrivere.
Vorrei tentare di farlo attraverso il ricordo di luoghi onirici, accompagnato dai Maestri che lì ho incontrato.
Tutti casualmente.
Tutti mi stavano attendendo nel luogo e nel momento giusto.
Alcuni non li ho mai conosciuti di persona, i Barzini Senior e Junior, Chapman, Ossendowski, Bonatti, per citarne solo alcuni.
Altri li ho studiati con attenzione, come ad esempio Marco Polo, Matteo Ricci il gesuita come l’altro Ricci: Franco Maria il geologo effimero, più esteta che geologo.
Last but not least, il capitano dei bersaglieri Agide Tuci.
Altri ancora sono di fantasia, come Corto Maltese, disegnato con tratto magnifico da H.Pratt, lui sì reale come l’indescrivibile Barone Von Ungern.
Anche loro appartengono a questo spazio.
Ancora: altri Maestri importanti non sono di fantasia, ne sono stato amico .
Su tutti due: Gino, che per primo mi ha dato la spinta ad osare a sognare in grande, e Yadam, maestro di silenzi e saldatura.
Ce ne sarebbero altri mille, scaverò nei ricordi e vedremo chi salterà fuori.
Presentati i protagonisti, non resta che parlare delle regole, regole che tenterò vagamente di rispettare.
Mi sono imposto di scrivere un racconto ogni tre giorni ben sapendo che non sono in grado di rispettare la consegna. Infatti ne scrivo di getto tre o quattro per poi rimanere in secca per giorni.
La data di inizio è il 20 – 02 – 2020. Questo giorno simpatico alla Cabala segna per me l’inizio della prigionia causa virus, infatti è il giorno in cui il Consolato di Eritrea a Milano mi comunica che non avrò il visto per l’Asmara, senza fornire alcuna spiegazione. Ero rientrato da appena 10 giorni da Vladivostok.
Anche un altro Marco che bazzicò l’Asia più e meglio di me, fu costretto prigioniero dopo lo scontro contro la flotta genovese delle isole Curzolane nell’anno di grazia 1298.
“ … una cella sarà il luogo di nascita del libro destinato a splendere di luci dirompenti dalle pareti cupe “. (Bellonci M., Marco Polo, 1989)
Io non ambisco a tanto, mentre scrivo sono ancora indeciso se pubblicare i racconti su un blog.
Blog … termine dal suono tartaro, invece che Gog e Magog che conosco, sto approcciando Blog e Magog.
Nessun apparente ordine logico o razionale, solo titoli a volte non legati tra loro; piuttosto potremmo parlare del riemergere di strati di ricordi sedimentati, sfilacciati e sogni sfocati.
Come frammenti di dinosauri mesozoici che il vento e le piogge fanno riaffiorare dalle rosse sabbie del Gobi e di suo cugino, il Taklimakan.
Il frammento del ricordo contiene in sé già tutto il racconto, come il frammento del fossile contiene già in sé la forma dell’intero Tarbosaurus Maleeevi.
Ho deciso di cercare i frammenti dei miei ricordi nelle parole e negli scritti di chi mi ha preceduto in questi luoghi.
Il destino, quel giorno caldo di inizio estate a Torino, mi ha privilegiato scegliendo gli scritti di Barzini Senior per iniziare.
Come un paleontologo ricercherò le emozioni nelle parole del giornalista, emozioni vissute circa un secolo prima che anche io passassi, per altri motivi, più o meno negli stessi luoghi.
La stessa cosa tenterò, poi, di fare con gli scritti del figlio, anche lui transitato, trenta anni dopo il padre, per le steppe mongole.
Altro Maestro di cui mi divertirò a far riaffiorare le tracce è Agide Tuci, certamente meno famoso dei Barzini, ma altrettanto, se non di più, coraggioso esploratore e metafisico viaggiatore di questi mondi.
Mondi circoscritti in un orizzonte che abbraccia uno spazio geografico che va da Kashgar a Vladivostok, passando per Urumqi e Irkutsk, attraversa la Manciuria, la repubblica di Tuva, il regno di Loulan, graffia la Corea del Nord e trova il suo epicentro nella sconfinata e bellissima Mongolia.
Il mio impegno sarà, quindi, non tanto quello di chi si inventa scrittore, piuttosto quello di un tizio impegnato in uno scavo sotto il sole con una sola certezza:
“ … quando cerchi qualcosa nel deserto del Gobi quasi mai la trovi, trovi sempre di meglio!”
(Agide Tuci)
Questo blog terminerà il giorno della liberazione dal virus.
La pubblicazione online del blog è stata varata solo a novembre 2021 in quanto il potente apparato burocratico-digitale (Rosella), arruolato alla bisogna, ha dovuto prima affrontare e risolvere “problemi tecnico-tattici” (cit. Don Fabio Capello).