“Il commissario Sinitzin ci volle ospiti nella sua casa.

…la vecchia casa era piena di agitazione, tremava e scricchiolava tutta sotto i passi affrettati delle fantesche dai piedi nudi, vestite dei più caratteristici e tradizionali costumi della Siberia;  i fuochi delle cucine ardevano in permanenza, perché la tavola era in permanenza imbandita. 

Vi arrivavano piatti degni di banchetti omerici;  enormi arrosti di bue, grandi pesci bolliti, quarti di agnello, borsh fumanti in terrine larghe come peschiere, cumuli di caviale, di storione, di salmone, di uova, di pirowski, bottiglie di vino e di ogni liquore, frutte preziose perché arrivavate da laggiù dall’Italia “.  
Luigi Barzini: Da Pechino a Parigi – 96 illustrazioni fotografiche –reimpressione de La metà del mondo vista da un’automobile.

Le genti che vivono sparpagliate in aree vastissime sono nello stesso tempo chiuse con lo straniero e subito dopo, se fai i gesti giusti, diventano le persone più ospitali della Terra. Esattamente come quelli delle Langhe. Le righe di Barzini mi hanno ricordato le Langhe,  ce ne sarebbe da scrivere di cose, chissà, in futuro scriverò un blog sulla Provincia Granda, ma non quella di oggi di cui non so più nulla, quella a cavallo tra gli anni ‘70 e gli ‘80 del secolo scorso.  Poi son scappato.

Piuttosto è stata l’atmosfera di festa che mi ha evocato un ricordo mongolico che non credevo di ricordare.  Dunque: siamo nella magnifica vallata che da Tsetserleg si butta a sud per sfiorare l’Orkhon e la sua cascata, devia a sud ovest e si apre nei pressi di Bayankhongor.  A Bayankhongor permane ancora una certa atmosfera soviet, a Bayankhongor custodiscono un tesoro e neanche lo sanno. Nella cubica scuola elementare si può vedere un fossile quasi completo di Tarbosaurus  Maleevi da far invidia  al Museo di Scienze Naturali di New York.  Per i pochi e rarefatti lettori che non conoscono il Tarbosaurus, posso dire che si tratta del cugino asiatico dell’ attore hollywoodiano protagonista di Jurassic Park: il T-Rex.  

Avrei voluto scrivere del matrimonio kalka a cui venimmo invitati, ma è sfumato via mentre scrivevo della scuola elementare di Bayankhongor, sostituito dal ricordo del cinguettio dei bambini di quella scuola in un pomeriggio caldo di sole a ottobre. Grembiuli neri con gorgiera bianca e fiocchi blu che in Occidente neanche le uova di Pasqua possono immaginare. 


Per un attimo son tornato nella mia scuola elementare, per un attimo ho creduto di aver di fianco il mio amico Nicola Gasco.


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