“ Le due tappe estreme delle carovane sono segnate da un’enorme quantità di Obo (Ovoo). L’obo è l’altare del mongolo nomade. Consiste in un cumulo di sassi.
Prima di attraversare il deserto, per implorare la protezione del cielo, e dopo attraversato il deserto, per ringraziare gli dei della salvezza concessa, il pio carovaniere prende una pietra, la depone sull’obo, si genuflette e prega (fa tre giri attorno in senso orario).
Alla base di ogni obo erano delle strisce di carta con sopra scritte delle preghiere in caratteri tibetani, o delle banderuole scolorite dal tempo, il mongolo nutre una superstizione piena di poesia, crede che il vento, agitando quella carta e quelle bandiere, ne faccia uscir fuori la prece scritta e la rechi al Buddha”.
(Da Pechino a Parigi – 96 illustrazioni fotografiche -reimpressione de La metà del mondo vista da un’automobile. – Luigi Barzini).
Gli Ovoo son solo cumuli disordinati di sassi. Non è vero.
Gli Ovoo sono le cattedrali gotiche dei deserti e delle steppe dell’Asia. Come le cappelle votive di Notre Dame de Rocamadour conservano i velieri salvati dalle tempeste appesi a catene di ragnatela, i muri di pietra scura e dura rinnovano le preghiere degli ex voto dei marinai quando la voce dell’organo del mattino li accarezza.


Qui, le voci di preghiera le porta il vento, qui i velieri sono di seta e le loro vele sono parole antiche, parole che hanno attraversato a piedi l’Himalaya. Qui gli ex-voto sono azzurro cobalto, sono volanti di Uaz, stampelle di legno, bottiglie con due dita di vodka da poco prezzo, quella con l’etichetta in cirillico rosso e russo. Banconote senza valore tenute lì da un sasso. Caramelle che il sole rende subito anziane.



I miei driver più vecchi, quelli con le mani uguali a quelle del pescatore di Hemingway, tengono sul Toyota un sacchettino pieno di miglio. Sta tra la leva del cambio e quella del freno a mano.
Quando si valica un dosso, gettano l’equivalente di una presa di tabacco dal finestrino e danno tre colpi di clacson. È il saluto deferente di chi sta lavorando alle divinità che albergano nell’Ovoo. Spesso sono Spiriti minori, anch’essi in viaggio verso Stupa o Monasteri. Se si comprende il luogo, il tempo si trova sempre; si fanno i tre giri canonici di pellegrinaggio, alcuni aggiungono sassi.
I generali di Cingghis Khaan chiedevano ad ogni singolo soldato di prendere un sasso prima della battaglia e di gettarlo sopra al suo, il primo. Terminata la battaglia i sopravvissuti tornavano al cumulo di sassi e ne toglievano uno.

Il generale con un solo sguardo, senza calcolo, otteneva la misura della sua forza e, dopo, il prezzo della sua vittoria. Anche a questo servono gli Ovoo, semplici sassi accarezzati dal vento delle steppe.
Gli articoli del Vecchio e la Mongolia si riposano ad agosto.
Ci rivediamo a Settembre.
Buone vacanze !!!