Vista con un secolo e più di ritardo sulla narrazione, la questione dei visti e dei passaporti per poter entrare in Mongolia con la corsa automobilistica evidenzia, a mio avviso, che la burocrazia di ogni ordine e grado, ubicata in qualsivoglia latitudine et longitudine si pone un unico, granitico scopo: rallentare fino allo sfinimento ogni cosa.
… numerosi telegrammi erano stati spediti a Pechino, a Pietroburgo, a Irkutsk chiedendo informazioni
(Barzini L., Da Pechino a Parigi)
Da parte sua, anche il Gran Consiglio del Celeste Impero aveva una domanda:
quante sarebbero state le automobili che da Beijing si sarebbero dirette verso Parigi ?
… la Banca Russo – Cinese aveva fornito informazioni concrete
“i passi montuosi di Naw-Kow e di Kupei – Ku sono abbastanza larghi per delle automobili, ma ripidi e pietrosi. Abbastanza larghi! “

“Questa informazione sembrò a Parigi estremamente favorevole se paragonata a informazioni su altre rotte; la via del Turkestan per Samarcanda o la via tra i Monti Altai erano state giudicate impossibili.
A furia di eliminazioni non rimaneva quindi che la via della Mongolia.
Le Matin paragonava il viaggio a un tentativo per la conquista del Polo.
Il grande pubblico occidentale era d’opinione che “Pechino – Parigi” fosse tentativo irrealizzabile”.
Lo stesso Barzini non nasconde lo scetticismo di poter rientrare a bordo di un auto in Parigi e nel suo animo ringrazia il grande Zar Nicola II per la Transiberiana che lo avrebbe riportato in Europa più o meno velocemente in caso di disfatta.
“L’altrettanto grande apparato burocratico orientale creava attesa circa i passaporti per la Mongolia, attesa dovuta alla paura per tutto ciò che fosse nuovo.
Per il Consiglio del Celeste Impero nulla doveva turbare la superba immobilità della capitale cinese.
Inoltre la commissione cinese era presieduta da NaTung, ex capo Boxer, condannato a morte proprio da quelle Legazioni che adesso chiedevano a lui visti e permessi.”

Chiaramente Na Tung, oltre ad aver conservato la propria testa, vi aveva conservato dentro le poche, ma ben sedimentate, idee !
Nella mente di un Mandarino non poteva penetrare l’idea che i “nasoni“ europei volessero solo passare attraverso la Cina senza nemmeno ricevere un premio per la loro fatica.
Dovevano per forza esserci delle misteriose ragioni per una simile stranezza.
La spiegazione più plausibile fu che gli europei stessero tentando di riaprire la strada delle invasioni.
Eh si, non era stata forse in passato la Mongolia la via delle invasioni tartare ?
La Grande Muraglia non era forse sorta per sbarrare la via agli invasori ?

“Ora queste veloci automobili avrebbero forse potuto raggiungere Pechino molto più rapidamente degli antichi cavalieri mongoli arrivando in tempo per tagliare la testa ai pechinesi ?
Quindi gli automobilisti altro non erano che spie e soldati posti sotto al comando di un principe italiano!“
Ragionamento orientale e cinese, in particolare, che non fa una piega !
Chi, oggi, si sposta e mercanteggia in questi posti deve, sottolineo deve, fare atto di umiltà intellettuale nell’approcciare questa mentalità che proviene da lontano nel tempo.
Essa contiene frammenti di superstizione, una manciata di furbizia popolare, qualche grammo di finissima astuzia dei Mandarini, mezzo kilo di sospetto maoista, dei sorrisi contadini e un milione di altri coriandoli culturali che in continuazione si mischiano cambiando colore e forma.
Osservare in silenzio con mente sgombra è il primo passo per iniziare a veder spostarsi la Superba Immobilità.
“Il Wai Wu Pu aveva l’incarico essenziale di mantenere sospese tutte le domande europee, rimandando le risposte a un futuro remoto.
D’altronde a ben vedere, anche lasciar girare incontrollate le auto a Pechino avrebbe sconvolto le menti del popolo, disseminato i germi della corruttela occidentale, sollevato lo sdegno degli Spiriti, le vendette del Feng Shui, l’ira degli Dei.
Quindi : nuove note, nuove visite e nuovo tè, alIa fine i cinesi consentirono a mandare dei passaporti per la Mongolia…”.
(Barzini L., Da Pechino a Parigi)
Il trio Barzini- Borghese- Guizzardi, va ricordato, godeva di altissimi e chiarissimi “appoggi“, chiamiamoli così, da parte dell’apparato burocratico occidentale ubicato a Beijing e a Tientsin.
Nonostante questo non poterono evitare il mellifluo e nello stesso tempo ruvido abbraccio della burocrazia del Celeste Impero.
Cento e più anni dopo a me toccò l’abbraccio del decaduto e sbriciolato sistema burocratico russo.
Non mellifluo, ma costituito di possente, grigio, cemento armato sovietico!!
